Senza bagagli
(romanzo,
traduzione dall’albanese di Alma Molla,
BESA editrice, Nardò (LE), 1997; nuova edizione: febbraio 2012)
Accusatorio, ma anche dolorosamente innamorato, il libro della Dones è davvero un bel romanzo di un’attualità sparata in faccia al mondo (…) Questa è la sua storia – da leggere per meditare – la storia del suo popolo ancora senza futuro.
Sergio Pent – Avvenire
da pag. 51:
“Avrebbe voluto non essersi seduta lì. Giornalista, si disse, proprio un giornalista aveva scelto. Avrebbe fatto meglio a non rivolgerle qualche domanda del tipo: “Com’è la situazione in Albania dopo la morte di Enver Hoxha?”
– Scusi la mia curiosità, – esitò un attimo, – com’è la situazione in Albania adesso che il simbolo del comunismo all’albanese non c’è più? Voglio dire: Ramiz Alia segue la stessa strada, oppure una via forse più moderata? Mi scusi, deformazione professionale, ma è la prima volta che mi si dà l’occasione di parlare con un’albanese.
Peccato, era stata una bella serata, con parole vuote e disinvolte. Non aveva dovuto guardarsi da qualcosa o da qualcuno, non aveva dovuto mantenere un contegno “comunista”, aveva riso, sparato fesserie, i segretari del Partito e i capi del personale erano ancora lontani quattro giorni, gli slogan sull’assedio capital-revisionista erano parte di quella realtà rinchiusa in un trascurabile angolo della memoria. Si era sforzata di rimanere sola con sé stessa almeno per quella sera, almeno per una settimana, almeno per dieci giorni, almeno per un attimo.
Quando si volsero a guardare quelli dell’interlocutore, gli occhi di Klea dovevano essere veramente stanchi, perché il giornalista tentò di dire qualcosa e si fermò.
– L’Albania continua per la stessa via che ha seguito Enver Hoxha, – pronunciò lentamente la donna. – Il compagno Ramiz Alia lo ha dichiarato nuovamente in uno degli ultimi discorsi di poche settimane fa.
La strada si estendeva fra fila di case con milioni di fiori. Erano case di legno, non superavano mai i due piani, e quasi tutte esibivano sulla facciata o sulla porta del cortile il timone della barca del pescatore. Da giorni Klea cercava di capire quando gli abitanti uscivano dalle case e quando ci rientravano. Non li aveva mai visti.
Se non avesse scorto le luci accese la sera avrebbe pensato che fossero abitazioni estive, chiuse durante le altre stagioni. Erano troppo belle per essere vere, quelle case. Quel mondo pareva unto di burro.”
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